In Sardegna c’è un’isola nell’isola che va sotto il nome di “zone interne” dove tutto costa di più e si ha sempre di meno.
Costano di più i carburanti (vedere i prezzi alla pompa della zona di Cagliari e dei distributori sulla ss. 131 e 131 dcn nel tratto che attraversano la provincia di Nuoro) e persino il credito. Le aziende insediate fino a pochi anni fa nell’area industriale di Macomer chiamavano “diseconomie” i maggiori oneri che hanno messo le produzioni fuori mercato e che hanno indotto gli imprenditori a chiudere e a sbaraccare.
A rendere le cose più difficili, questa volta per tutti i sardi, sta provvedendo ora l’Unione europea con una nuova tassa entrata in vigore il 1° gennaio.
Si tratta dell’estensione al sistema marittimo della tassa ETS (Emission Trading System) che inciderà pesantemente sul servizio di trasporto merci in conto terzi, dalla Sardegna verso il continente e i Paesi dell’Unione Europea e viceversa.
Il sistema ETS funziona così: chi più inquina più paga.
Finora l’ETS ha tassato l’industria pesante (acciaierie, raffinerie e cementifici, per esempio), centrali elettriche fossili e il trasporto aereo civile.
Dal 1° gennaio entrano nel sistema e sono tassate anche le emissioni prodotte dal settore marittimo.
Un autotrasportatore della zona ha lanciato l’allarme alla fine di novembre dello scorso anno con un appello alla Regione pubblicato dall’Unione Sarda.
Risultato: non si è mossa foglia.
È come se un muro di gomma avesse assorbito l’appello dell’imprenditore, il quale aveva espresso le sue preoccupazioni dopo aver ricevuto dalle compagnie di navigazione che collegano la Sardegna con la penisola e il resto del Mondo la comunicazione che dal 1 gennaio 2024 le tariffe per il trasporto delle merci avrebbero subito un aumento a causa dell’introduzione della nuova tassa da parte dell’Unione Europea.
«Si tratta dell’ennesimo aumento praticato sulle tariffe navali in questo ultimo anno _ scriveva il titolare dell’impresa di trasporti_. Non si ferma il processo di inasprimento delle condizioni economiche delle aziende sarde, che si trovano costrette ad aumentare i prezzi dei loro beni e servizi per riuscire a sostenere l’aumento delle tariffe del trasporto navale. Questi aumenti generano forti incertezze e grandi penalizzazioni poiché comportano per le imprese una drastica diminuzione della competitività, limitando loro l’accesso ai potenziali mercati e causando la perdita di quote di mercato faticosamente conquistate. La domanda è la seguente: che ruolo assume in questa vicenda la politica regionale? Perché non viene attuata la tanto agognata continuità territoriale per l’insularità a sostegno dei sardi? Questo nuovo aumento tariffario rappresenta una grave minaccia per la Sardegna: da una parte conduce le aziende sarde fuori mercato rispetto a quelle nazionali, dall’altra espone i cittadini sardi ad aggravi di prezzo su ogni bene che acquistano».
Perché poi alla fine a pagare sono tutti i sardi.
Il maggior costo del trasporto delle merci finisce infatti sui prodotti in vendita nei banchi di negozi e supermercati. Tutto ciò che arriva in Sardegna viaggia con navi e aerei e su camion quando quando lascia porti e aeroporti.
«È necessario per tutti acquisire la consapevolezza che questi processi rendono difficile la sopravvivenza nell’isola e che sia assolutamente urgente che i politici regionali, impegnati a tempo pieno nella campagna elettorale, sostengano chi ha scelto di vivere e operare in Sardegna e si adoperino per trovare una formula che neutralizzi questo aumento che la Comunità Europea impone alle aziende per contenere l’emissione di CO2 nell’atmosfera _ scriveva l’imprenditore _. D’altra parte abbiamo esempi concreti di sostegno ai costi di trasporto di alcune isole in Europa, possiamo citare la Francia che sostiene l’abbattimento delle tariffe sul trasporto merci marittimo della Corsica e la Spagna che sostiene il trasporto merci nelle isole Baleari. Fiduciosi chiediamo un urgente riscontro alla nostra Regione Sardegna». Fiducia mal riposta. Finora risposte zero. E il principio di insularità inserito in Costituzione? Per il momento è solo un principio. Di disposizioni a tutela di chi ogni giorno paga lo scotto dell’insularità finora neanche l’ombra.