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Impianto di Tossilo: il fallimento del fabbro

Per il momento non farà la fine della Legler o del calzificio Queen, ma il rischio di liquidazione giudiziale che incombe sulla Tossilo Spa, la società di capitali a partecipazione sub-regionale alla quale fa capo l’impianto di trattamento dei rifiuti di Macomer, non è ancora del tutto scongiurato.

Il 4 ottobre il giudice del tribunale di Oristano dovrà decidere se il programma di rientro dell’indebitamento che verrà presentato dai legali della società è credibile e se basterà a ricomporre la crisi.

Per ora è stato tirato il freno a mano evitando di fracassarsi in discesa.

Il passivo accumulato dal 2016 è di 6 milioni di euro.

Per rendere funzionale ed efficiente l’impianto di Tossilo ne sono stati spesi 50.

Se malauguratamente si dovesse arrivare alla messa in liquidazione, le conseguenze sarebbero pesanti per i 28 lavoratori dell’azienda, ma anche per l’intero territorio.

Sfumerebbe anche la possibilità di creare a Macomer quel polo integrato dei rifiuti  che consentirebbe di chiudere il cerchio del recupero attraverso il trattamento della parte secca residua attraverso un processo di incenerimento con recupero energetico, ma che avrebbe anche una ricaduta importante in termini occupazionali.

Purtroppo negli anni la società non è stata gestita con criteri manageriali.
In certi periodi è stata condotta con la competenza di un fabbro che lancia un missile verso Saturno.
La fase più buia è stata quella della gestione commissariare del Consorzio industriale di Macomer, socio di maggioranza della Tossilo per conto della Regione. Se la Tossilo si salva, servirà poi qualcuno capace di farla funzionare.
Al momento appare come qualcosa di indefinito, due ruote e un manubrio puntati non si sa ancora bene dove.