Premi "Invio" per passare al contenuto

Bambini: non son tutti Barella

Riprende l’attività Con la riapertura delle scuole prende avvio anche la nuova stagione sportiva per i bambini e i ragazzi delle società che a Macomer praticano le varie attività a livello giovanile: atletica, basket, calcio, danza, judo, volley, tennis e via dicendo. E’ la fase del grande entusiasmo della ripartenza, ma anche delle problematiche legate alla disponibilità dei vari impianti sportivi.

E’ un grande meccanismo che si rimette in moto e che prima di trovare i sincronismi sconterà qualche discussione, qualche polemica, qualche tensione, che vengono definitivamente abbandonate quando gli adulti (dirigenti sportivi) si ricordano che l’interesse dell’attività è principalmente il loro: dei bambini e dei ragazzi.

Occorre dire che la popolazione in età preadolescenziale sta conoscendo una curva verso il basso che si può tranquillamente definire paurosa. Anno dopo anno Macomer, ma anche diversi comuni della zona, conoscono il minimo storico delle nascite da tanti decenni a questa parte, probabilmente da un paio di secoli.

Questo comporta che i settori giovanili del circondario chiudono i battenti per scarsità di numeri, riversando il target di ciascuno sport verso le società sportive macomeresi. Queste ultime sopperiscono così, quando riescono, alla carenza di numeri provocata, occorre dirlo, non solo dalla diminuzione delle nascite ma anche dalla tendenza all’inattività in crescita presso le fasce d’età infantili. Cause? Vuoi le conseguenze dell’isolamento legate alla pandemia, vuoi la crescente tendenza genitoriale ad affidare alla tecnologia, almeno in parte, le funzioni pedagogiche proprie.

Costi Occorrerebbe agire presso le famiglie per far comprendere quanto l’attività sportiva sia importante per i giovani dal punto di vista relazionale e dello sviluppo fisico. E’ comprensibile fino ad un certo punto la lamentela dei costi dell’attività. A Macomer il dato relativo all’impegno economico richiesto per un anno di iscrizione all’attività sportiva è sicuramente fra i più bassi, attestandosi sui 250/300 euro all’anno, oltre alle spese d’abbigliamento.

I procuratori delle illusioni Con l’inizio della stagione agonistica riappaiono come per incanto le immancabili figure degli istruttori (in gergo “mister”), dei coordinatori, dei genitori coinvolti come dirigenti accompagnatori (fortunatamente), dei nonni accompagnatori all’allenamento.

Da qualche tempo accanto a queste figure, specie nel calcio, ne spuntano altre forse meno essenziali: i cosiddetti osservatori o procuratori. Sono personaggi che sfruttano le aspettative dei genitori del “campioncino” e che alimentano illusioni non solo inutili, ma a volte controproducenti. Prospettano il trasferimento del ragazzino in altri lidi più qualificati che non la tranquilla scuola calcio del paese.

Legittimo, che il ragazzino dotato aspiri a diventare il nuovo Barella. Meno saggio (molto meno) che il genitore si lasci coinvolgere in un meccanismo di promesse, di ventilate mirabolanti carriere, di ipotetici exploit che non porteranno che illusioni. Piuttosto il ragazzino si troverà a sacrificare le proprie energie in quattro allenamenti settimanali fuori sede e la famiglia a dispendiosi impegni economici temporali (per poi ritrovarsi, dopo qualche mese di fatiche, col più classico dei pugni di mosche).

Tutti ammiriamo Barella, il suo gioco e il suo stipendio. Pochi sanno quanto sacrificio costa arrivarci. E mai nessuno parla delle migliaia di aspiranti Barella che, pur con tutti quei sacrifici loro e delle famiglie, rimarranno dei signor nessuno; degli ex sognatori che il calcio (anzi, alcuni figuri che ci ruotano intorno) ha talmente disilluso da finire con l’odiare il pallone.