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Macomer: arriva la peronospora

Quel che si temeva, dopo una primavera in cui le piogge e la grandine hanno purtroppo imperversato, si sta in parte verificando nelle campagne del Marghine.

Le vigne, non tutte per fortuna, registrano la comparsa della temuta peronospora (Plasmopora viticola), la malattia fungina che aggredisce gli organi della vite, grappoli compresi, causandone il deperimento e compromettendo quindi la produzione di uva.

A risultare particolarmente colpito pare essere il vitigno “cannonau”, che è sicuramente una delle varietà più coltivate, ma i segni dell’infezione sono comunque presenti diffusamente in buona parte del territorio e dei vitigni.
Le piogge intermittenti dei mesi scorsi non hanno evidentemente consentito di provvedere a dei trattamenti fitosanitari puntuali e sufficienti; mentre i trattamenti di contatto (rame e zolfo) sarebbero stati inutili a causa del dilavamento quasi quotidiano dato dalle piogge, anche la prevenzione con prodotti sistemici (cioè in grado di entrare in circolo nella pianta) avrebbero richiesto scuramente un numero di applicazioni ben superiore alle 2 o 3 che mediamente i vignaioli amatoriali usano mettere in campo.

In molti casi, peraltro, dove non è arrivata la pioggia ci ha pensato la grandine a frustrare le ambizioni di produzione di uve di qualità. Le vigne che hanno subito le grandinate (proprio nel periodo della fioritura della vite), ne portano evidenti i segni: foglie e tralci lacerati, grappolini strappati o decimati, insomma viti “chi paren mazadas a fuste” (sembra che le abbiano prese a frustate). Purtroppo, come risaputo, i danni al fogliame possono compromettere la migliore maturazione delle uve.
Fortunatamente vi sono anche vigneti che non hanno subito danno alcuno, né dalla grandine (che ha colpito a macchia di leopardo) né dall’infezione peronosporica, grazie non solo alla tempestività dei trattamenti (è risaputo che anche una certa dose di casualità può essere determinante), ma anche alla maggiore resistenza delle varietà d’uva coltivate, alla collocazione del vigneto ed al sesto di impianto che ha favorito una maggiore aerazione dei tralci.