Non pretendono tempi di percorrenza come quelli del Freccia Rossa o di Italo, ma quanto meno tempi accettabili.
Per chi tutti i giorni viaggia per motivi di lavoro col treno che collega Macomer a Nuoro, poco meno di un’ora e mezza (fermate comprese) per coprire 57 chilometri è uno sproposito.
Significa infatti alzarsi ad ore assurde al mattino e rientrare più tardi a casa la sera.
Qualcuno ha scritto alla direzione dell’Arst, dalla quale dipende la linea ferroviaria lamentando la situazione e i disagi che ne sono derivati.
L’azienda regionale ha risposto che il nuovo orario entrato in vigore il 1° maggio 2023 ha comportato modifiche all’ora di partenza e arrivo dei treni rese necessarie dagli adempimenti imposti dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali.
In poche parole, il viaggio dura più a lungo perché i mezzi sono stati rallentati per cui si parte prima e si arriva dopo.
A vederli transitare nei passaggi a livello o nei tratti di strada che costeggiano la ferrovia si ha la sensazione che i treni viaggino vuoti.
Invece c’è una certa utenza che se ne serve per recarsi al lavoro, alla quale si aggiungono gli studenti pendolari.
I viaggiatori sarebbero anche di più se il mezzo fosse competitivo in termini di tempi di percorrenza.
Fino al 30 aprile l’orario indicava una durata del viaggio di un’ora e otto minuti.
I nuovi treni acquistati negli anni scorsi, che possono sviluppare una velocità di oltre cento km/h, e l’ammodernamento della tratta, nel quale sono state investite risorse ingenti, avrebbero dovuto ridurla sotto i 60 minuti.

Invece si parte da Macomer alle sei del mattino per arrivare a Nuoro quasi alle sette e mezza.
Il problema non si porrebbe se fosse stato completato l’impianto per il controllo automatizzato a distanza del traffico lungo linea, i cui lavori sono fermi da anni senza che nessuno ne abbia mai spiegato il motivo.
Le canalette con la fibra ottica ci sono.
Gli impianti sono accatastati a Prato Sardo in attesa di essere installati e attivati (come si può vedere dalla foto).
Intanto si viaggia a velocità di poco superiori a quella che nel 1969 impose la chiusura e lo smantellamento della ferrovia del Goceano, considerata poco competitiva perché i treni viaggiavano a 30 all’ora.
Altrove in pochi anni hanno risolto il problema raddoppiando il binario e installando avanzatissimi sistemi di controllo. Ma qui siamo in provincia di Nuoro, cioè in Sardegna, e per di più nel Marghine, dove i sindaci godono a darsi del ‘lombrico’ piuttosto che far funzionare le cose..
Buona sera, essendo lei assai più colto di me (qui da noi si diceva, senza ironia “studiato”) conoscerà il detto (Chesterton?) chi non crede a nulla crede a tutto.
Penso che invece vada rivisto in: chi non crede a niente crede nella crapula.
Tutto si riduce a una sagra. Quelle non mancano.