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Sanità: nomi al posto di servizi

Il comitato per la difesa della sanità nel Marghine continua a denunciare carenze e disservizi che i cittadini pagano sulla propria pelle, la protesta di un territorio si scontra con un muro di gomma che assorbe tutto.

L’evidenza è sotto gli occhi di tutti: in diversi comuni della zona la medicina di base manca o è insufficiente.

I pendolari della ricetta fanno la spola tra guardie mediche e i medici dei paesi vicini.

Per non parlare dei servizi specialistici che nei mesi estivi hanno raggiunto livelli di carenza mai sfiorati in passato.

Tutto questo mentre su altri fronti, come il caso del paziente oncologico di Fonni al quale è stato suggerito di andarsi a curare nella penisola, si nega l’evidenza.

Il comitato denuncia che  a Macomer e nel Marghine, dove un tempo il poliambulatorio era il punto di riferimento anche per gli utenti delle Asl confinanti,  oggi sono a serio rischio i livelli essenziali di assistenza sanitaria.

«I mesi estivi – si legge in un comunicato – hanno confermato lo stato comatoso di molti servizi del distretto socio sanitario di Macomer, di cui da tempo stiamo denunciando il progressivo degrado. Salvo qualche eccezione, la gravità riguarda ormai l’insieme del sistema sanitario territoriale. Non si può più parlare di emergenza, ma di difficoltà di carattere strutturale». Il Comitato parla di «collasso del sistema socio sanitario territoriale, con le intollerabili criticità di servizi essenziali per il trattamento di malattie gravi e croniche». Il tutto mentre si annuncia  la nascita di nuovi servizi come la Casa di comunità e il Centro operativo territoriale, nomi con i quali si definiscono dei contenitori per tutto quello che non c’è.