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L’impercettibile cambiamento dell’Unione dei Comuni

Probabilmente nessuno, se non gli addetti ai lavori, si accorgerà che l’Unione dei comuni del Marghine modificherà il proprio statuto in particolare per quanto riguarda la durata in carica del presidente e degli organi esecutivi, cioè la giunta esecutiva.

In base all’accordo raggiunto durante l’ultima riunione dell’assemblea che ha posto fine ai contrasti paralizzanti che hanno bloccato l’attività dell’ente, saranno adottate le modifiche normative che fisseranno la durata delle cariche e probabilmente le modalità di voto dell’assemblea.

Per certi aspetti, con rispetto parlando, è come che si modifichi la Costituzione nelle parti che riguardano la durata in carica del Governo.

Fatta questa operazione, le cariche dell’ente saranno azzerate e si procederà ad eleggere un nuovo presidente e una nuova giunta.
Fissati i paletti della durata delle cariche, tutto dovrebbe procedere liscio.

Alla fine del mandato, che sarà breve (si parla di sei mesi, ma non è una certezza), la poltrona passa di mano (per precisione sarebbe un’altra parte del corpo), altro giro e altra corsa, mentre il predecessore vola senza colpo ferire verso altri lidi.

Il problema sta proprio nella ricaduta dell’azione amministrativa dell’Unione che i cittadini non percepiscono e non conoscono.

Per chiarire meglio i concetti vediamo cos’è un’unione del comuni. La legge che la istituisce (è del 1999) e il decreto che la attua, che è dell’anno successivo, parlano di enti è costituiti da due o più comuni per l’esercizio congiunto di funzioni o servizi di competenza comunale.
Nel Marghine si sono messi insieme in dieci. La legge che le istituisce le definisce enti locali, ma una sentenza della Corte costituzionale del 2015 ne riduce il rango e precisa che si tratta di una forma istituzionale di associazione tra comuni, se vogliamo una specie di condominio.

Giusto per avere un’idea di quello che fa l’Unione dei comuni del Marghine, nel documento di programmazione 2022-2024 sono stati fissati 13 obiettivi, chiamati “missioni”, i quali spaziano dall’economia ai servizi. La “Missione 10” riguarda i trasporti e il diritto alla mobilità, cioè «Facilitare l’accesso alle informazioni e all’acquisto dei biglietti per i trasporti pubblici, concertare con gli enti preposti interventi per il rilancio e la sostenibilità del trasporto ferroviario, sostenere quelle forme di mobilità sociale in collaborazione col volontariato». Acquistare un biglietto ferroviario o dei pullman per un anziano non è cosa semplice, anche perché le biglietterie delle stazioni non ci sono più e neppure i bigliettai sulle corriere. Il rilancio del trasporto ferroviario, invece, rischia di inciampare sulla ristrutturazione della ferrovia per Nuoro, che nei progetti del ministero dei Trasporti, punta a una nuova tratta da Nuoro ad Abbasanta lasciando a terra i comuni del Marghine.