L’Istituto comprensivo di Silanus nel Marghine è la prima autonomia scolastica che subirà le conseguenze del nuovo dimensionamento delle scuole: chiuso e accorpato ai due istituti di Macomer.
In provincia Nuoro ha pagato il prezzo più alto con accorpamenti pesanti che hanno interessato soprattutto le scuole superiori, come il liceo classico Asproni che andrà assieme alle magistrali. Il sindaco di Silanus, Gian Pietro Arca, spiega che si è fatto di tutto per non perdere l’autonomia della scuola, ma è stato un lavoro inutile che ha incontrato un muro di gomma.
«Ho partecipato a tutte le riunioni _ dice _ e ho spiegato le ragioni per le quali in questo territorio la scuola necessita di attenzioni particolari e non di tagli, ma non c’è stato nulla da fare. Le linee del Governo sono passate senza che la Regione, che pure ha competenza in materia, abbia mosso un dito».
Perché la Regione, sia detto chiaro, in questa vicenda non ha fatto nulla e si è calata le braghe di fronte alle imposizioni calate dall’alto nonostante amministratori regionali e ministri al governo siano della stessa parrocchia. «I nostri sono territori disagiati _ spiega il sindaco di Silanus _, servono risposte diverse non tagli. La giunta regionale sarda ha mancato tutte le occasioni di una azione politica condivisa sulla qualità del sistema scolastico di sua competenza e il nuovo clamoroso taglio di autonomie scolastiche è il risultato e la conseguenza dell’immobilismo». Il numero di sedi scolastiche attivabili annualmente in ogni Regione è determinato utilizzando come coefficiente di calcolo il valore di 961 alunni per l’anno scolastico 2024-2025. Ciò significa che in questo territorio delle quattro autonomie ancora presenti, che sono quelle dei due istituti comprensivi e delle scuole superiori di Macomer, se si andrà avanti di questo passo al massimo ne resteranno due.
La frase ad effetto “non abbiamo bisogno di più scuole ma di più scuola” sentita una decina di anni fa occasione di un altro pesante taglio di autonomie scolastiche pare sia circolata anche in questa occasione. La realtà però è un’altra: meno scuole, meno scuola, meno qualità della formazione e più ignoranti in circolazione.