La conferma che nel Marghine la sanità è allo sfascio arriva dalle dimissioni (irrevocabili) della presidente del conferenza dei sindaci del distretto sanitario di Macomer e sindaco di Birori, Silvia Cadeddu.
Si tratta di vedere cosa risponderà ora la Asl di Nuoro alle motivazioni elencate nella lettera inviata al direttore generale dell’azienda sanitaria, Paolo Cannas.
Non si tratta di semplici dimissioni, ma di una critica severa alla gestione e ai rapporti con l’organismo rappresentativo delle autonomie locali, che ha funzioni di indirizzo e controllo sull’attività socio-sanitaria e di partecipazione alla programmazione della stessa attività, ma che di fatto sarebbe stato considerato solo pro forma, praticamente quasi ignorato.
La presa di posizione di Silvia Cadeddu è un fatto grave perché mette il dito nella piaga e mette in luce le condizioni dei servizi sanitari nel Marghine. Si tratta del secondo sindaco della zona che ne denuncia lo sfascio.
Lo aveva fatto giorni prima il sindaco di Macomer, Riccardo Uda, il quale facendosi interprete dei disagi lamentati dai cittadini, aveva denunciato che il servizio dei medici Ascot (sono gli ambulatori dedicati ai cittadini residenti nel comune che non hanno più il medico di medicina generale) era rimasto senza operatori all’insaputa dell’utenza. Immediata la risposta della Asl che smentiva la chiusura dell’Ascot di Macomer spiegando che il medico era in ambulatorio fino alle 12,15 e poi si era spostato per una visita domiciliare.
Ciò non significa che disservizi e carenze non ci siano e che il primo cittadino di Macomer si sia svegliato male denunciando qualcosa di inesistente. Il problemi, anche pesanti, ci sono e i cittadini che li subiscono li portano all’attenzione di chi li rappresenta, il sindaco, che giustamente se ne fa interprete e li denuncia, come in questo caso, parlando di «situazione non più tollerabile». A confermare che le cose non vanno bene sono arrivate le dimissioni del presidente della conferenza dei sindaci del distretto sanitario motivate dal fatto che «non sussistono più le condizioni per poter continuare a svolgere in maniera proficua il mandato».
Silvia Cadeddu chiede al direttore della Asl di provvedere «a regolamentare, conformemente quanto disposto dalla legge regionale, il funzionamento del comitato del distretto sanitario, ponendo termine alla grave lacuna dell’atto aziendale». Spiega quindi che il comitato non ha funzionato come avrebbe dovuto e che di fatto è stato svuotato delle funzioni. Ma c’è anche altro. Oltre alle cose importanti, quelle essenziali come medici e specialisti, mancherebbero anche le cose più elementari, e indica come esempio il citofono della guardia medica. Mancherebbero anche gli psicologi, figure professionali di cui non c’è carenza come per i medici e che Silvia Cadeddu definisce «indispensabili in un distretto sanitario». In poche parole, mancherebbero la volontà di fare le cose e infine la programmazione delle cose da fare. A fronte di tutto ciò non ci sarebbero più le condizioni per proseguire nel mandato, se non per occupare una poltrona senza alcun ruolo effettivo. Al direttore generale della Asl spetta ora il compito di convocare i sindaci per eleggere il nuovo presidente. Dopo la presa di posizione di Silvia Cadeddu, a meno