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Marghine: orfani senza orfanotrofi

Si chiama PIPPI ed è un programma che punta a ridurre il rischio di maltrattamento e di allontanamento dei minori dal nucleo familiare.
È nato nel 2010, ma in Sardegna è arrivato da poco. Come la luce delle stelle di una galassia lontana, le novità arrivano sempre a distanza di anni.

A Macomer, che è un’isola nell’isola, muove i primi passi grazie al Plus, il Piano locale unitario dei servizi alla persona del quale abbiamo parlato nei mesi scorsi in un altro articolo.
Per attuarlo saranno coinvolte scuole, consultorio, servizi sociali dei comuni , associazioni e tutti i soggetti che in modo diretto o indiretto sostengono e aiutano i minori e le famiglie. PIPPI, che richiama il personaggio immaginario di Pippi Calzelunghe, la bambina protagonista della serie televisiva tratta da un romanzo svedese e andata in onda negli anni Ottanta, è un acronimo che sta per “Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione”.
Tradotto: mettere in campo azioni per evitare di allontanare i figli minori dalle famiglie con problemi e la conseguente sistemazione in comunità. Tutto questo subito, senza aspettare i tempi e le lungaggini della burocrazia che tira il freno a mano a qualsiasi azione, soprattutto se rivolta ai minori. Qui il bambino rimane a casa, ma è seguito, monitorato, assistito e aiutato.

Stessa attenzione è rivolta alla famiglia.
Se necessario viene allontanato per pochissimo tempo è affidato a una famiglia pronta ad accoglierlo e ad aiutarlo, ma per pochissimo tempo, niente a che vedere con l’affido istituzionale, che è un’altra cosa. Il programma che punta a evitare l’allontanamento traumatico di un minore da una famiglia difficile supera gli interventi istituzionalizzati ed è lontano anni luce dalla concezione, ormai superata, degli orfanotrofi, chiusi in tempi non lontani nel 2006 dalla legge 146 di sei anni prima. I quali in passato hanno comunque svolto un ruolo importante. Si pensi all’orfanotrofio Puggioni di Bosa, fondato nel 1877 grazie ala donazione del canonico Angelo Puggioni.

Secondo il Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati Sardi Angius-Casalis, a Bosa ogni anno venivano abbandonati (dati alla ruota) una decina di neonati che il nuovo istituto accoglieva assieme a quelli rimasti orfani e ai bambini che le famiglie povere non erano in grado di crescere. In quegli anni fu fondato un orfanotrofio anche a Bortigali dalla nobildonna Placida Passino. Istituti di questo tipo sono superati da decenni e fortunatamente sono stati cancellati e sostituiti con altre forme di gestione dei minori.
Che però non sono più rispondenti al bisogno di un minore in difficoltà, soprattutto perché prevedono soluzioni traumatiche per i piccoli e perché i tempi di intervento non sono snelli. La sistemazione di un minore in comunità ha costi che i comuni cercano di evitare  (si aggira attorno ai 3000 euro al mese) e nella ricerca di soluzioni i tempi di allungano sommando così problemi nuovi a quelli già esistenti.  Il nuovo corso avviato col programma PIPPI consente di intervenire subito ed evita al bambino di lasciare la famiglia. Le azioni previste aiutano e sostengono il minore ma anche i genitori in difficoltà. Il nuovo corso muove i primi passi.  Si tratta ora di vedere se andrà lontano.