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Saiu insiste col Ponte di Messina

Ieri abbiamo contestato all’assessore ai Lavori Pubblici Saiu, la visione nuorocentrica della sua politica delle infrastrutture. L’Assessore si è offeso e ne ha chiesto conto a Soru e a Soddu, che non sono né miei parenti, né miei ventriloqui, né miei interpreti, né miei tutori, o badanti o amministratori di sostegno. La logica della sua risposta mi è incomprensibile, sed tanseat.

Provo ad andare al merito della replica di Saiu. L’Assessore afferma che la dorsale ferroviaria Abbasanta-Nuoro e la trasversale sarda sarebbero infrastrutture utili e non necessariamente alternative a quelle esistenti, cioè non penalizzanti del sistema di connessioni che sin da epoca romana legano il nord al sud della Sardegna attraverso le regioni storiche centro-occidentali, cioè Planargia, Montiferru, Marghine e Goceano.

Il tema è nobile e merita due righe.
Prima di tutto bisogna chiedersi quali studi di impatto, non solo ambientale, debbano precedere i grandi investimenti infrastrutturali.
Mi spiego.
Agli inizi degli anni Duemila, la comunità Montana del Barigadu vinse un premio nazionale sulla programmazione territoriale. In quello studio si dimostrò che l’isolamento di alcuni paesi non si risolveva con nuove strade o rettificando due o tre curve, ma cambiando l’organizzazione dei servizi di trasporto, rendendo più flessibili gli orari e le destinazioni.
Il modello corretto è calibrare le infrastrutture sui bisogni reali del territorio e non il contrario.
Il modello Salvini, invece, è quello del ponte sullo Stretto di Messina: grandi infrastrutture, grandi investimenti, grandi impatti ma precarissima pianificazione e programmazione. Salvini pretende l’adeguamento del territorio alle infrastrutture.

Il tema delle connessioni tra aree interne e costiere dell’Isola è il tema dei temi.
Lo hanno affrontato fior di studi e i risultati sono unanimi: è solo parzialmente un tema infrastrutturale, è prevalentemente un tema di organizzazione sociale, territoriale, dei servizi e dei poteri.
per esempio: organizzare i trasporti facendo dei capoluoghi di provincia gli hub è un errore madornale in Sardegna, produce spopolamento. La distribuzione della popolazione è tale, invece, da richiedere sistemi cantonali di trasporto capaci di organizzare i servizi, per esempio in un areale come, che so io, il Marghine, come se fosse una estesa area urbana. Bisogna partire dalle relazioni storiche tra i paesi per capire come organizzarvi i servizi e come adeguare le infrastrutture. Su quali elementi si fonda la prospettata realizzazione della trasversale sarda? Si vuole ignorare che il massiccio centrale della Sardegna storicamente ha sviluppato relazioni differenziate verso i quattro punti cardinali? Si vuole capire qualcosa dalla geografia linguistica, dalla storia dei commerci, dalla storia delle istituzioni? Le strade non vengono progettate per slancio intuitivo. Può sembrare strade, ma le strade nascono con le relazioni, il contrario non funzione, porta alle strade che dopo pochi anni sono distrutte.

Il problema delle linee ferroviarie sarde, poi, è sin dal principio quello della reddittività dell’investimento e della gestione. Oggi qualsiasi linea ferroviaria sarda è a fallimento di mercato: siamo pochi e abbiamo una orografia (la Sardegna ha l’indice di rugosità più alto d’Italia) infelice per le linee ferroviarie. Non si dimentichi che anche quanto a aeroporti fatichiamo a tenerne aperti tre.
Noi dobbiamo ottimizzare ciò che abbiamo e guardare ad altre esperienze che nel mondo stanno sostituendo le linee ferroviarie. Bisogna parlarne con meno schematismi e maggiore disponibilità a osare. Per questo mi oppongo allo specchietto per le allodole elettorale della trasversale e della linea ferroviaria Abbasanta-Nuoro: le trovo troppo sfacciatamente elettorali, illogiche, mal pensate, vecchie e per di più dannose per le regioni occidentali della Sardegna, perché costruirebbero un sistema di relazioni orizzontali fondate su base amministrativa e non storica, cioè su base pretenziosamente politica,  e di nessun vantaggio per le nuove vocazioni di Nuoro (ambiente, turismo di qualità, arte, cultura, istruzione, formazione).