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Macomer: le venerette per lo sport

Quelle ufficialmente riconosciute e iscritte nell’apposito albo delle associazioni predisposto e tenuto dal comune sono 17, ma le associazioni sportive presenti e attive a Macomer sono molte di più e abbracciano la gran parte delle discipline e delle attività.

Quelle più attive e quanti si sono distinti sia come sportivi che come organizzatori, ma anche e soprattutto nel volontariato per coinvolgere i più giovani nello sport, saranno premiati oggi nel corso di una manifestazione che si terrà alle ore 18,30 al cine-teatro Costantino.

La serata, promossa dall’assessorato allo sport in collaborazione con l’assessorato alla cultura del comune, sarà presentata e condotta da Serena Oggianu e Tinuccio Sannittu.
Nel comunicato del comune che ne dà notizia è stata chiamata “Gran galà dello sport” e si punta a istituzionalizzarla.
Anche per questo, come con la più nota serata degli Oscar, è stato istituito un premio, o più che un premio un riconoscimento, qualcosa da tenere sulla scrivania o in uno scaffale, come si fa con la statuina degli Oscar o con un ferma carte.
Nel corso della serata sarà infatti consegnato quello che vuole essere il simbolo di Macomer, una riproduzione della “Veneretta”, la famosa statuina in pietra rinvenuta nel 1949 nella grotta Marras di S’Adde che secondo gli studiosi risalirebbe al Neolitico.
Il riconoscimento andrà a 26 società sportive locali e  ai 36 atleti che militano nelle società di Macomer.

Non si tratta di un premio al risultato sportivo, ma di un riconoscimento all’impegno nello sport e non solo all’impegno agonistico, ma anche a quello organizzativo che raramente viene notato da chi assiste a una gara.

Viste le fattezze della statuina, chiamarla “Veneretta” viene però un po’ in salita. Rappresenta infatti un fisico femminile steatopigo, cioè caratterizzato dall’accentuato sviluppo adiposo delle cosce e dei glutei, non proprio un fisico da miss Italia. È stata ritrovata nel 1949 da Felice Cherchi Paba, uno studioso che però non era un archeologo, a seguito di uno scavo clandestino all’interno della grotta nota come Riparo S’Adde.  Felice Cherchi Paba nel 1947 si stabilì a Macomer dove rimase fino al 1950. Qui proseguì la sua attività di studioso e si appassionò soprattutto all’archeologia. In una grotta di proprietà dell’amico Francesco Marras eseguì degli scavi portando alla luce oltre 10 mila manufatti quasi tutti di era preistorica e alcune statuine fra le quali la famosa “Venere di Macomer”. Felice Cherchi rese nota la scoperta con un articolo  su “L’Unione Sarda” del 21 agosto 1949, che portò lo scavo non autorizzato all’attenzione delle autorità. Tutti i reperti vennero immediatamente sequestrati e allo studioso fu impedito di svolgere qualsiasi attività di scavo in siti archeologici. Non ebbe neanche il piacere di vedersi riconosciuti la paternità e il merito della scoperta.