Oggi si pronuncia la parola ‘fine’ per la presenza delle suore salesiane (Figlie di Maria Ausiliatrice) a Macomer.
Si conclude una esperienza di sei decenni, segnata da istruzione, istruzione professionale, oratorio e tanta, tanta educazione.
Per chi in quell’oratorio ha trascorso parte degli anni dell’adolescenza è una notizia ferale, ma anche un po’ ingiusta.
Macomer in quegli anni era in forte sviluppo. Oggi non lo è più.
L’Ordine avrà avuto le sue ragioni per andare via, non le conosco, ma un dato è certo: le suore sono arrivate (1966) quando si stava bene, vanno via quando si sta male. Se questa è Chiesa, io sono cardinale.
E anche il modo dell’addio è significativo.
A occuparsi della vendita di un edificio sorto su una donazione, sono comparse cooperative che non sono il meglio solo per essere cooperative, con personaggi che niente, ma proprio niente, hanno a che fare con la storia e la società locale. Niente di più e niente di meno di ciò che accade per le vendite dei capannoni industriali dismessi.
La Chiesa non è un’azienda e se va via dai luoghi del bisogno, allora c’è qualcosa che non va nell’intendimento della sua missione.
Commentare la Bibbia con trasporto emotivo e agire da amministratori delegati di azienda non fa impressione, fa un po’ senso.
Una cosa è certa: in questa ritirata burocratica e in questa fuga da tutto ciò che dice il Vangelo, di cristiano non c’è nulla. Ci sono invece cristiane.
Io ho un ricordo struggente di tante suore che hanno attraversato le strade di Macomer, in particolare suor Maria Novella, suor Maria Antonietta e suor Pierina. Gente seria che amava davvero chi incontrava, che si incuriosiva dei talenti, delle debolezze e dei sogni dei giovani. Obbligate dalla loro missione a non mostrare di affezionarsi, si legavano a tutti i giovani in un silenzio carico di compostezza, di affetto trattenuto, ma intenso, bellissimo. Quando pregavano, cantavano sempre.
Questa, però, è una storia più grande di quella corriva di un presidio di spiritualità e di educazione che sviene smontato, trasferito e liquidato. Questa è la storia dei credenti, i cui legami non vengono mai meno.

Quanto mi ritrovo in questa tua riflessione, Paolo! Sappiamo bene quanto e come le suore che hai nominato ci abbiano voluto bene, così diventando figure importanti nella nostra adolescenza e giovinezza. Parallelamente a questa considerazione così positiva ce n’è pero un’altra da fare, per me decisamente negativa: le ‘suore’ , a Macomer, erano affariste e conoscevano bene i soldi ed il fatto che con i soldi, con la moneta, si compra e si vende. In tutto questo pianto macomerese sulle ‘ suore che chiudono’ , io …beh, io non piango. La scuola materna- impropriamente detta- che gestivano ha fatto , per tanti anni, ‘concorrenza sleale’ nei confronti di quella statale. Sono una convinta sostenitrice della Scuola Pubblica, gestita dallo Stato: l’art.33 della Costituzione è un pilastro della stessa. Purtroppo però largamente disatteso nella parte dove stabilisce che “…i privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato.” Solleverò un vespaio di reazioni con queste mie parole… Le ‘suore’, a Macomer hanno rappresentato questo tipo di violazione, facendo buoni affari.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice lasciano una lunga eredità a Macomer
Con dispiacere abbiamo letto l’articolo pubblicato su questo Sito dove, a proposito della chiusura dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Macomer, si parla di “suore in fuga” dal “luogo del bisogno”; appare evidente che chi manifesta un tale pensiero, ferma restando la libertà di farlo, parla, anzi “straparla” senza conoscere la realtà dei fatti. Del resto lo stesso autore afferma: “l’Ordine avrà avuto le sue ragioni per andar via, non le conosco”: ecco, appunto, non le conosce e, prima di dare giudizi affrettati, avrebbe fatto cosa “buona e giusta” ad informarsi direttamente alla fonte.
Ebbene ci teniamo a precisare una circostanza ben nota al territorio e cioè che le Suore, tutte le Suore “passate” da Macomer in questi lunghi 60 anni, dal primo all’ultimo giorno, si ribadisce tutte, indistintamente, si sono prodigate dedicando la loro vita alla “missione” a favore dei giovani in particolare e della collettività in generale. Nella piena consapevolezza di aver adempiuto alla propria vocazione le Figlie di Maria Ausiliatrice lasciano Macomer “a testa alta” avendo piantato un seme che ha dato tanto frutto e che continuerà a darne. Ed invero il Carisma di San Giovanni Bosco e di Santa Maria Domenica Mazzarello ha raggiunto, in questi anni, numerosi “cuori” oggi impegnati nella società civile, nell’imprenditoria, nella politica, nella scuola, nello sport e nello spettacolo. Le Suore lasciano una bellissima eredità: giovani capaci di gestire in autonomia percorsi educativi, lavorativi e sociali … una vera Famiglia Salesiana!
Appare estremamente superficiale e falso affermare che le Suore di sono comportate come “amministratori delegati di aziende”; a questo proposito evidenziamo che, se le Religiose si fossero davvero preoccupate del “profitto”, avrebbero lasciato Macomer già da molti anni. Infatti sono ormai oltre due decenni che a causa dello spopolamento, della scarsa natalità, del calo delle vocazioni e della mancanza di risorse economiche, l’Opera in questione ha subìto gravi perdite ed è stata costantemente sostenuta, proprio per l’importanza della missione in quel territorio, dalla sede Provinciale dell’Istituto. Pertanto la chiusura della Casa si è resa necessaria dopo un lungo processo di riflessione e di “ridisegno” delle Opere, iniziato da numerosi anni, dall’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Non si tratta, dunque, di una “ritirata burocratica”, ma di un doloroso “addio” nella certezza che quanto seminato dalle FMA in questi anni non andrà disperso, ma continuerà a vivere nel cuore di molti.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
Care Figlie di Maria Ausiliatrice,
Grazie per tutto ciò che avete fatto fino ad oggi…i semi da voi gettati nei nostri cuori attraverso ia vostra gioia e il carisma di Don Bosco e M Mazzarello continueranno a portare i loro frutti nei nostri contesti educativi…perché come ci avete sempre insegnato, l’ educazione è cosa di cuore …
Cara Mariantonietta, non commento il punto di vista di Maninchedda poiché non ne vale nemmeno la pena. Il tuo commento, oltre ad essere fuori luogo è fastidioso ed offensivo.
Cosa intendi per Scuola materna impropriamente detta? La Scuola dell’infanzia paritaria, perché è cosi che si chiama ha creato le sue basi con le proprie forze, senza mai aver parlato male delle altre scuole presenti nel territorio. La scuola aveva gli stessi doveri e diritti della pubblica, paritaria appunto.
Il brutto termine che usi dicendo che le suore erano affariste non è fondato; non mi sembra che le suore o le maestre abbiano mai puntato la pistola a nessuno per far iscrivere i bambini, i genitori hanno scelto e a noi questo basta.
Forse il fatto che la scuola, la struttura in sé era ben gestita ed organizzata ha creato nel tempo malumori e/o gelosie,ma questo a noi non è mai importato. Le maestre non andavano di certo di casa in casa alla ricerca di bambini, no… non ne avevamo bisogno.
Siamo contente e gratificate del lavoro fatto con i bimbi in tutto questi anni… e riconoscenti a tutte le suore che abbiamo incontrato in tutto questo lungo periodo…. lasciano un vuoto incolmabile nella nostra società, ma anche un bagaglio prezioso che solo chi ha vissuto o si è avvicinato a loro sa apprezzare.
Gentilissima Franca, posto che si può assentire o dissentire, partecipare a un dibattito affermando che il punto di vista che lo ha generato non merita la pena di essere considerato, la dice lunga di come Lei viva più di disprezzo che di dialettica. Contenta Lei, contenti tutti.
Gentile Franca, mi spiace abbia sentito come offensive le mie parole. Esprimo il mio pensiero liberamente, ma non certo con volonta offensiva. Quando dico ‘…. impropriamente scuola materna’ intendo esattamente quello da Lei poi esattamente specificato: nella parlata dei più per tale si intende la ‘scuola paritaria dell’ infanzia’. Quando parlo di suore ed affari, mi riferisco al fatto che i servizi scolastici(infanzia e scuola superiore), sportivi (basket, volley etc) venivano erogati a seguito del pagamento in denaro per iscrizione+retta mensile(con rigorosa puntualità). Come qualsiasi attività d’impresa…. la quale ha, per sua natura, alla base, la logica del profitto, non certo della carità cristiana. Senza giudizio negativo su tale logica: l’impreditore che vendesse sul mercato il suo prodotto ad un prezzo almeno pari a quanto ammonta il costo che ha sostenuto per produrlo…. non sopravviverebbe a lungo (al di sotto sarebbe ‘beneficenza’). Quanto poi alla concorrenza sleale, Lei e non io parla di un porta a porta e/o coercizioni finalizzate all’aumento delle iscrizioni scolastiche. Vede, come Lei ben sa, a Macomer e dintorni il mercato dell’offerta formativa scolastica è piccolo, anzi piccolissimo. In tale ristretto spazio la Scuola pubblica Statale dell’infanzia-il cui valore è per me altissimo- ha convissuto con l’impresa delle suore per decenni, subendo cosi inevitabilmente un condizionamento nel suo sviluppo. Sperando di aver contribuito a chiarire il mio pensiero, la saluto cordialmente
La frase non è la mia, perciò la cito molto serenamente:
“In tutte le cose c’è il pro e il contro”
Le suore salesiane lasciano Macomer e molti ne parlano.
Ne parlano perché la loro presenza è stata importante per questa città che amiamo, ed è in questo amore che si spiegano i sessant’anni di permanenza.
Sono stato per diversi anni presidente della PGS le Pleiadi. Questa attività mi ha consentito di vederle lavorare da vicino.
Per tutto il bene che hanno saputo dare a Macomer, personalmente sono per il “pro”.
Sul “contro” credo ci sia ben poco da dire, credo che non ci sia niente da dire.
Gianni Cocco
Grazie Gianni,
Hai detto tutto in semplicità e chiarezza.
La loro missione mancherà tanto ai ragazzi del nostro territorio. Alle nostre generazioni hanno donato tantissimo.